martedì, maggio 27, 2014

Superare l’ansia - 11 maggio 2014 di Shodo Harada Roshi


L’intenzione di vivere una vita a beneficio degli altri esseri viventi è spesso ostacolata dall’ansia che accompagna una mente ancora non completamente stabile. Trascinati dalle circostanze, generiamo ininterrottamente pensieri su bene e male, guadagno e perdita, amore e odio. Questa è la natura del samsara – la nostra esistenza ordinaria segnata da un flusso incessante di pensieri dualistici. Il vortice dei pensieri ci spinge in una direzione e poi in un’altra, sfiancando sia il corpo che la mente. Con l’attenzione costantemente diretta verso le vicende esterne, restiamo interiormente ansiosi ed esauriti.
La profonda ansia che deriva da questo modo di essere può essere risolta solamente per mezzo del “merito di Buddha”, per usare le parole del Sutra di Vimalakirti. Il Buddha a cui ci si riferisce non è qualcosa al di fuori di noi, ma è la verità interiore, l’essenza della saggezza che è immanente in ciascuno di noi. Tuttavia, questa apertura non può essere raggiunta con un mero pensiero concettuale, ma deve essere favorita con la pratica di zazen.
Con la stabilità del corpo, del respiro e della mente arriva una più piena e aperta consapevolezza. Continuando in questo modo, si accumula gradualmente l’energia interiore, proprio come un pallone gonfiato lentamente. Alla fine si sente il basso addome completamente espanso, e tutto il corpo fino ai pori della pelle è impregnato di energia vitale. 
Questa vitalità in continua risalita rimpiazza la malinconia derivante dai nostri vari tipi di ansia e  ci riempie con un sentimento di speranza e possibilità. Questo è il gusto profondo dello zazen. Per assaporarlo dobbiamo restare completamente semplici e aperti – nel momento in cui cerchiamo di crearlo deliberatamente, questo svanisce. Se, invece, poniamo attenzione a ciascun singolo respiro, allora la nostra consapevolezza maturerà naturalmente. Sarà stimolato il nostro desiderio innato di contribuire al benessere della società, e saremo pieni dell’energia che occorre per realizzarlo. La nostra vera aspirazione non è la felicità personale, ma la liberazione di tutta l’umanità.












domenica, maggio 18, 2014

Domande a Shodo Harada Roshi

Q

Cos’è meglio per salvare tutti gli esseri: vivere in un monastero Zen o praticare da laico fuori dal monastero?
March 20, 2014, 4:24 pm


Ognuno ha il proprio modo di esprimersi e di vivere. Piuttosto, cosa intendi con “salvare tutti gli esseri”? Devi fare maggiore attenzione a questo. Ci serve un corpo in salute e una mente stabile per salvare gli altri. Per questo è importante trovare una vera base, risvegliare la saggezza nelle nostre vite e fare esperienza di questo stato mentale stabilizzato. Quindi, con la mente illuminata puoi mischiarti alla gente nella società. Ma da principio la purificazione e il risveglio della nostra vera mente richiede grandi sforzi. Non creare un mondo dualistico parlando di monastero Zen e società, ma mentre vivi nella società, puoi continuare il tuo addestramento, e l’addestramento in un monastero Zen è sentire il dolore e la sofferenza della società e lavorare per la sua purificazione.


5 o 6 volte durante yaza in diverse sesshin il respiro è diventano come una macchina sottile e si è fermato per lunghi periodi. L’espirazione sembrava salire fino alla cresta di un’onda senza nessuno sforzo. Tutti gli oggetti apparivano stabili in maniera molto chiara ma totalmente separati. Gli oggetti non dovrebbero essere percepiti come Uno?
March 18, 2014, 2:42 pm


E’ importante sentire la profondità dello zazen. Diventa l’incoraggiamento a continuare la pratica. Ma non restare lì – tutta la gioia, tutta la stabilità, tutta l’instabilità è ancora creata dalla tua coscienza. C’è anche il mondo delle illusioni. Ci sono immagini che sperimenti quando il tuo zazen diventa più profondo, ma non sono ancora il nocciolo della pratica. Lo scopo è rinfrescare, rinascere, svegliarsi alla saggezza. In quel luogo dove il passato non ti condurrà più di qua e di là. Ritorni allo stato mentale che avevi quando sei nato. Tutte le altre immagini o illusioni sono ostacoli. Per favore non fermarti a metà strada.

Perché creiamo un ego e ci dividiamo in così tanti pezzi?
March 16, 2014, 2:05 pm


L’Ego è molto importante. La scienza dice che dall’età di 16 mesi comprendiamo 1. Dopo 32 mesi comprendiamo 2. Comprendere 1 significa che sperimentiamo tutto l’esistente come se fosse noi stessi. Comprendere 2 significa la divisione tra sé e l’altro. Da lì comincia a svilupparsi l’Ego. Da lì vengono fuori la volontà e i desideri degli esseri umani. E così anche tutta la scienza, l’arte, la cultura ha origine da lì. La società è basata sulla percezione di 2. Se non ci fosse nessun Ego, le capacità umane non si svilupperebbero. Tuttavia vedere che l’Ego appartiene solamente a questo corpo, diventa veramente pesante. Diventa più pesante del peso della terra. Questo perché la nostra saggezza è ancora limitata. A questo punto possiamo crescere socialmente e imparare come usare questo Ego per la società. L’Ego è una grande forza perché avvenga la crescita sociale.


Nel suo teisho ha accennato al raccogliere la concentrazione sulla punta di un ago. Quando faccio questo perdo la connessione con la vasta energia che fluisce. Che devo fare?
March 16, 2014, 1:57 pm


Quando sediamo in zazen, la nostra coscienza è ancora piena di cose che vengono da fuori, e questa ombra senza dubbio persiste. Quando ti concentri nel koan, questa coscienza che permane lentamente si mescola con il koan e diventa il koan. Rimane la sola coscienza ad essere presente e perfino il sé e tutto quel che c’è intorno scompaiono. Entrare in questo stato mentale dove non ci sono ostacoli è chiamato samadhi. Il samadhi è necessario perché ci sia la grande morte. Qualcosa dall’esterno può toccare la tua pura coscienza e aprire un varco. Per la prima volta la tua coscienza può rinascere. La spiegazione teorica per questa esperienza è detta la coscienza della coscienza diventa cosciente di se stessa. Solo se puoi evadere da questo samadhi puoi fare esperienza della grande morte con la rinascita della tua coscienza. Questa è la volta in cui non occorre più alcun dualismo, quando puoi sperimentare la tua pura coscienza.

Quando medito la sera sono pieno di energia e ho difficoltà a dormire la notte. Quando medito al mattino mi addormento durante la meditazione e rimango molto stanco. Perché lo stato in cui medito, energico o assonnato, influenza come mi sento dopo?
March 13, 2014, 1:57 pm


Forse sei una persona notturna e il tuo ritmo giornaliero è di stare sveglio fino a tardi. Le persone che vanno a letto tardi hanno difficoltà con lo zazen del mattino. Gli orari di pratica in un monastero sono più adatti alle persone che vanno a letto presto e si svegliano presto. Se tu stessi in un monastero anche solo un mese, il tuo ritmo naturale cambierebbe, in quanto esseri umani viviamo di abitudini, e queste possono essere cambiate. In monastero ci si sveglia alle 3:40 del mattino, poi io vado a letto intorno alle 11 di sera e mi sveglio alle 2 del mattino in modo da avere il tempo, prima che cominci il programma del monastero, per aumentare la mia energia, e quindi alle 4 sono sveglio per i sutra del mattino. Il ritmo va seguito giornalmente, o è difficile cambiare.


Anche se pratico da un po’ di tempo, trovo impossibile sentire il tanden. Come si dovrebbe sentire questa parte 3/5 cm sotto l’ombelico?
March 13, 2014, 7:03 am

Non è difficile. Certo cercare e trovare un tanden con la testa non funziona. Quando sollevi una cosa pesante, hai bisogno della forza del tuo tanden per farlo. Sedere, camminare, dormire, tutti i movimenti sono supportati dal Tanden. Ci sono fasce muscolari davanti al basso addome e attorno alla parte bassa della schiena, che sono il supporto per tutti i movimenti del corpo. Il sangue, che porta nutrimento e ossigeno a tutte le cellule del nostro corpo, è pompato dal cuore. I polmoni esalano diossido di carbonio e ricevono ossigeno fresco. I polmoni non possono muoversi da soli, ma vengono compressi e rilasciati dal diaframma. Il diaframma è molto sensibile alla tensione e alla pressione, e quel che supporta il diaframma nel suo salutare lavoro è il tanden. Quando espiri, espiri fino a che l’addome si appiattisce, per poi semplicemente lasciare che l’inspirazione venga da sé. Così sentirai una inspirazione stabile e soddisfacente, che è possibile grazie alla forza del tanden. Piuttosto che pensarci, sperimentalo.

Quando ci si siede profondamente in pace durante una sesshin, si può sentire la necessità di essere gentili con se stessi e con gli altri, con gli animali, le porte e le nostre ciotole. In quel momento non sembra corretto andare al sanzen giusto per cacciare un urlo per mostrare la mia forza, E’ sbagliato?
March 7, 2014, 3:02 pm


Sentirsi in pace è un buon stato mentale, anche se quel che vedi scaturisce dai tuoi pensieri. Ecco perché ti sembra che il MU si inserisca nei tuoi pensieri. Questo non è tagliare le radici della vita. Occorre che tagliamo questa radice per sfondare il muro del nostro ego. E’ ancora presente il dualismo. Mi piace, non mi piace, vincita, perdita, buono, cattivo – queste visoni dualistiche non possono liberarti. Ti prego di fare attenzione a questo.

Quando medito mi sembra di diventare più introverso e passivo e mi sento bloccato dentro. Mi piace meditare ma non mi piace questo stato. Sento che la meditazione dovrebbe condurmi a una maggiore sintonia con l’esterno, ma non so come farlo. Qualche suggerimento?
March 3, 2014, 2:22 pm


Nel nostro subconscio sono immagazzinati molti pensieri e memorie. Purificarli è quel che si fa con Zazen. Usiamo il respiro, i koan per risvegliare la nostra coscienza. Quando ci concentriamo sul respiro, siamo meno sballottati dalla nostra coscienza. Ma dobbiamo concentraci completamente o non funziona.



Cosa vuole evidenziare Hakuin con queste parole: “Il cancello dell’unione di causa ed effetto in questo modo viene aperto”?
February 25, 2014, 7:49 pm


In quanto esseri umani la nostra mente è piena di pensieri e preoccupazioni, ma è solo perché siamo bloccati sul nostro ego che crediamo che sia una cosa terribile e difficile. Quando sediamo in zazen e sperimentiamo la nostra vera natura, realizziamo che la mente vuota è la nostra vera natura, la Natura di Buddha. A partire da ciò siamo capaci di accettare questa vita nel modo in cui è e vedere che il nostro ego è solo un’illusione. Se vi restiamo impantanati, nel volere questo e quello, passando dall’agitazione alla gioia, non possiamo vedere che in tutte queste cose non c’è nulla della vera essenza. “… realizziamo chiaramente che la Natura del Sé è una non natura. Allora saremo andati ben oltre la pigra speculazione.” Smetteremo di preoccuparci di questo e di quello - tutti i dubbi saranno scomparsi. Questa è l’esperienza fondamentale che viene espressa dalle parole “Il cancello dell’unione di causa ed effetto in questo modo viene aperto”. Questa è l’espressione logica di questa esperienza: la saggezza di Buddha può essere trovata solo in noi stessi.
Possiamo vederlo da noi stessi che non siamo insignificanti, ma quando non c’è nulla nella mia mente, allora questa è la saggezza del Buddha, che non può essere trovata altrove, né essere conseguita con l’addestramento. Causa ed effetto sono una cosa, sono la saggezza del Buddha che stiamo cercando. Il cancello è aperto poiché non c’è più alcun bisogno di cercare all’esterno, il cancello della saggezza adesso è aperto. E da ciò comprendiamo che la nostra mente è sempre stata aperta. Non dobbiamo andare di qua e di là e lavorare duramente per farlo, ma proprio qui è dove possiamo trovare la saggezza del Buddha dentro la nostra mente.
Hakuin prende queste parole dai sutra, dove si dice: “Se vuoi conoscere il passato, guarda il presente. Se vuoi conoscere il futuro, guarda il presente.” Cosa possiamo imparare da queste parole, come vivere in base a questo? Ogni giorno, ogni momento, vivere ciascun istante più pienamente possibile. Come si diceva anticamente: “Camminare costantemente come un bue. La strada non è breve, ma se stiamo con il nostro cammino, allora arriveremo salvi. Persino una strada lunga può essere percorsa.” – o – “Questo autunno non si sa se pioverà o ci sarà tempesta, quando il contadino lavora nei campi non si preoccupa se il suo raccolto sarà colpito dalla pioggia o dalla tempesta, anche se questo dovesse accadere, adesso bisogna lavorare su questo campo. Forse non tutti i risultati saranno buoni, ma questo non significa che si debba smettere di impegnarsi.”
Questo non può essere afferrato per mezzo di una comprensione intellettuale, ma guardando alla propria vita in ogni momento, senza farsi confondere dai pensieri. Chi vive in questo modo vedrà arrivare risultati conformi.

Pensa che sia meglio avvicinarsi a zazen in modo calmo e rilassato o in maniera più determinate ed energica? Per esempio se prima di una sessione di zazen prendo un impegno saldo di non togliere l’attenzione dal respiro a qualunque costo, va bene o è un modo di pensare sbagliato?
February 21, 2014, 1:03 pm


Il samadhi del respiro è sempre samadhi. Non inizia né finisce, per questo è chiamato samadhi. Non c’è nessun inizio o fine in Zazen. L’insegnamento Zen del nostro lignaggio è: Muoversi è Zen, sedersi è Zen, tutti i movimenti sono fonte di stabilità naturale per il nostro corpo”. Questo è stato il samadhi di zazen per il Buddha e per tutti i patriarchi.
Susoku Zanmai wa Itsudemo Zanmai desu. Hajimattari Yasundari Owattari shinai koto ga Zanmai desu.Zazen no Haji me Owari mo Nai no ga Zazen desu. Busso Shoden no Zazen wa "DO mo mata ZEN, ZA mo mata ZEN, GO MOKU DOJO TAI ANNEN" kore ga Oshaka sama Irai Soshigata no ZAZEN ZANMAI desu


giovedì, maggio 15, 2014

La cosa più importante


Da  Faith in Mind: A Guide to Ch'an Practice by Master Sheng-Yen, reprinted with permission from Dharma Drum Publications.

La cosa più importante nella pratica è essere naturali e spontanei. Essere naturali non significa trascurare tutto. Richiede un’attenzione accurata. In meditazione dovreste sedere in una postura naturale e usare la mente in modo naturale. Sedere in una postura naturale significa sedere semplicemente diritti. E’ naturale se siete comodi quando assumete per la prima volta la postura seduta, anche se dopo avete dolore alle gambe. Non è naturale, comunque, sedere curvati in avanti o inclinati lateralmente, o con la testa piegata indietro. Una postura naturale deve seguire le vostre esigenze fisiologiche. Non è naturale irrigidire i muscoli dello stomaco o raddrizzare la schiena portando in fuori il petto.
Usare la mente in modo naturale significa evitare di cercare di controllarla. Più cercate di controllare la mente, più i pensieri vaganti sopraggiungeranno per infastidirvi. Infatti, il maggior timore per i pensieri vaganti è un altro pensiero vagante. Quindi, se avete molti pensieri vaganti, consideratelo un fenomeno naturale e non disprezzatelo. Ma d’altra parte anche lasciarsi andare completamente ad un flusso di pensieri vaganti, non è corretto. Qual è l’approccio migliore? Prestare attenzione al metodo. Se fate così, i pensieri vaganti si ridurranno al minimo. Non è che non sorgeranno, ma non ve ne preoccuperete. Se davvero farete attenzione al metodo, sarete consapevoli di un pensiero vagante non appena sorgerà. Non appena arriverà, lo lascerete andare. Non spaventatevi del fatto che un altro pensiero lo possa seguire. Quella paura sarà un altro pensiero vagante. È come una persona che sta trasportando una catasta di ciotole. Se qualcuno le dice: “Fai attenzione! Stai per farle cadere!” le farà cadere: Ma se nessuno dirà niente, semplicemente proseguirà.
Non aver paura del fallimento. Qualunque cosa sia accaduta nel passato è passata; non preoccupatevi che accada di nuovo. Prima di riscontrare successo, il fallimento è naturale e necessario. Quando un bambino impara a camminare, non fa altro che cadere. E’ un fallimento? Lungo la nostra vita andiamo incontro a simili processi: andando a scuola, inseguendo una carriera, praticando Ch’an. Dopo il mio primo libro, qualcuno mi disse: “Adesso hai ottenuto un successo.” Io ho risposto: “No. Quel libro è stato un fallimento. Lo scriverei molto meglio se dovessi farlo di nuovo.” E’ lo stesso con la pratica; non c’è mai una conclusione di successo. Quando stai lavorando duro, il fallimento è naturale. Se non hai mai fallito, non hai mai provato.
D’altra parte, non dovreste avere un’attitudine disfattista e pensare:  “Fintantoché fallirò, fatemi fallire.” Secondo il Buddhismo niente può essere un successo. Se foste eletti presidente degli Stati Uniti, sarebbe un successo? Più tardi è probabile che sareste criticati e definiti un fallimento. Perfino il presidente Lincoln probabilmente considerò se stesso un fallimento. E’ naturale. E’ quando non ti senti apprezzato che ti sforzi. Quando non hai più bisogno di sforzarti, quello è il successo o liberazione. A quel punto non ci sono più fastidi. Tuttavia non hai gettato via i fastidi né afferrato la liberazione. Tenere stretta l’illuminazione e tenere lontano i fastidi, non è il vero stato naturale.
Seguire la propria natura, in questo senso, non è la stessa cosa che seguire le proprie abitudini o i propri capricci come nell’espressione “sii naturale”. Natura qui è riferito alla natura di sé o Natura di Buddha. Alcune persone pensano di diventare Buddha attraverso la meditazione. Questo è sbagliato. Il potenziale della Buddhità e dentro la propria natura. Se fosse vero che la Buddhità dipende dalla meditazione, se smettessi di meditare dopo essere diventato un Buddha, diventeresti nuovamente una persona comune. L’obiettivo della pratica è di essere in accordo con il modo naturale, in modo che la tua vera natura possa manifestarsi da sé. Praticare semplicemente secondo i metodi insegnati dal Buddha e non preoccuparsi di avere successo. Il Sutra del Cuore dice: “Non c’è saggezza né conseguimento.” Sebbene la pratica possa essere impegnativa, perfino dolorosa fisicamente, se il vostro cuore è sereno, niente vi darà fastidio. Un approccio sereno non significa non curarsi della pratica; significa considerare naturale tutto quel che accade. Può esserci qualche dolore, ma non ci sarà sofferenza. Non c’è niente nella vostra mente che non potete mettere via.
Il maestro Sheng-Yen è il Maestro Residente del Ch’an Meditation Center di Elmhurst, New York.  Tratto da Credere nella Mente. Una guida alla pratica Ch’an. 

mercoledì, maggio 07, 2014

Libertà della Mente di Shodo Harada Roshi - 6 maggio 2014




Manura Sonja, il ventiduesimo antenato Indiano, nel suo verso di trasmissione dell’ insegnamento scrive:

La mente ruota con i suoi dintorni,
Un ruotare che è veramente profondo;
Percepisci la natura della mente dentro questo flusso,
E non c’è né gioia né dolore.

Questo verso ci dice che una mente vitale, una mente che è veramente consapevole, è una che si muove all’unisono con questo mondo, sta in piedi quando il mondo sta in piedi, si siede quando il mondo siede, cammina quando il mondo cammina.  Inoltre ”non c’è né gioia né dolore” significa che anche se la mente vede, ascolta, odora e assaggia non possiede niente dentro di sé.
L’abitudine usuale della mente è di attaccarsi ad oggetti esterni. Ingannata dal mondo esterno diventa in effetti schiava di ciò che vede e sente. Quando siamo usati dalle cose del mondo in questo modo perdiamo di vista la nostra interna autenticità e presenza. Ciò non contribuisce per niente alla nostra vera felicità e non ha niente a che fare con gioia e dolore genuini. Per la mente “non possedere niente all’interno” significa che ha lasciato cadere la sua abitudine di attaccarsi alle cose esterne e non è più guidata dalle circostanze.

domenica, maggio 04, 2014

La Vera Consapevolezza di Shodo Harada Roshi - 2 maggio 2014


C’è una rivoluzione interna che avviene quando spostiamo l’attenzione dal cercare risposte all’esterno per cercare invece la realizzazione all’interno. Cercare all’esterno ci conduce solo ad ulteriori pensieri e confusione, mentre volgersi all’interno e lasciare andare tutti i pensieri che si presentano uno dopo l’altro, è la vera via per risolvere le nostre ansie più profonde. La produzione di pensieri è un tipo di abitudine e così anche lasciare andare i pensieri può diventare un’abitudine, un’ abitudine che gradualmente dissolve il nostro profondo attaccamento al processo del pensare.
Con il cessare naturale del pensiero compulsivo arriva il sorgere della vera consapevolezza (shonen sozoku in Giapponese). La vera consapevolezza non è confinata allo Zazen,  ma può ispirare tutto quello che facciamo, proprio qui, proprio ora, sia che ci sediamo o lavoriamo o qualsiasi altra cosa. Con la vera consapevolezza la nostra coscienza solitamente distratta e dispersa, gradualmente si chiarifica e noi stessi diventiamo vividamente presenti in tutto quello che facciamo con la nostra piena attenzione su tutto quello che abbiamo davanti. Quando lavoriamo siamo totalmente uno con il lavorare, quando meditiamo siamo completamente uno con il meditare, quando mangiamo siamo totalmente uno con il mangiare. E’ lo stesso per qualsiasi cosa facciamo.
Questo stato di coscienza senza confini appare con il placarsi della mente dispersa.
La liberazione dalla paura che accompagna questo è un risultato, non della fede in qualche potere esterno, ma del risvegliarsi alla verità immanente della mente. Questa è il delineamento essenziale della liberazione nel Buddismo, in particolare nello Zen.