lunedì, agosto 13, 2007

Una Goccia d'acqua di Sogen

di Shodo Harada Roshi



Quando il monaco che sarebbe diventato il Maestro nazionale Fukusho, entrò nel monastero della discendenza Hogen, Hogen Buneki Zenji (885-958), era già stato con il Maestro Sozan per molti anni. Siccome pensava di avere già realizzato l’illuminazione, Fukusho si limitava a vivere nel monastero senza andare al sanzen (“incontro con il maestro” n.d.t.).
Un giorno un monaco chiese al maestro Hogen: “Che cos’è una goccia d’acqua di Sogen ?“ Il monaco stava in realtà chiedendo del grande Dharma, della verità, dello zen trasmesso dal Sesto patriarca, che cos’è in realtà tutto ciò? Stava chiedendo dell’essenza dell’insegnamento del Dharma che proveniva dal tempio Sogen del Sesto Patriarca. “ La goccia d’acqua di Sogen “ era così il modo per lui di riferirsi a questa Grande Verità.
Quando domandò: “che cos’è la goccia d’acqua di Sogen“, Hogen rispose immediatamente: “ QUESTO è la goccia d’acqua di Sogen”. Così rispose,
dicendo: “Proprio chi chiede è quella goccia d’acqua di Sogen!“. Ma il monaco che aveva iniziato questo scambio di koan non capì il significato della risposta che aveva ricevuto e, dopo essersi inchinato, si allontanò.
Quando Fukusho, che si trovava in piedi dietro il monaco, sentì questo scambio di parole fu di colpo illuminato profondamente. E sebbene pensasse di avere già conseguito l’illuminazione durante il soggiorno al monastero di Sosan Roshi, ora sapeva che c’era ancora di più da realizzare e che non aveva ancora compreso pienamente, ma dal momento che ora il suo stato mentale era molto più maturo, a quell’unica frase di Hogen fu pienamente e totalmente realizzato.
L’espressione “ una goccia d’acqua di Sogen “ si riflerisce al fluire di una goccia - dell’essenza del dharma- dalla montagna di Saokeisan dove viveva il Sesto Patriarca.Questo è il punto finale dello Zen dove nè parole nè frasi possono arrivare. E’ il luogo più vero dello Zen, il polso della verità del sesto patriarca.
Ad Okayama c’era un maestro chiamato Gisan Zenrai Zenji che fece un uso eccellente di queste parole e tramite esse un monaco che studiava con lui fu profondamente illuminato tanto che in seguito prese il nome di Tekisui Zenji, ovvero “ una goccia d’acqua “ zenji (prete zen, n.d.t.). L’episodio seguente è successo a Sogenji, nell’anno 1837.
Quando il suo maestro Taigen Shigen Zenji morì, Gisan Zenrai Zenji diventò l’abate di Sogenji e lì cominciò ad insegnare. A quei tempi si riunivano anche più di cento monaci per fare zazen e tra essi un certo Giboku Zenji. Un giorno Giboku venne incaricato di preparare il bagno per il maestro Gisan, aveva diciannove anni ed era abbastanza grande per credere di avere capito come fare bene le cose.Giboku si era formato inizialmente in un monastero di Kyoto dove non era riuscito a trovare un buon maestro ed era venuto ad Okayama dopo aver sentito che lì , a Sogenji , si trovava un eccellente maestro. A quei tempi un povero monaco non aveva soldi da spendere, ma Giboku, avendo fatto un grande voto arrivò ad Okayama camminando con sandali rotti e sempre più povero. Così fece il sanzen con Gisan Roshi ma non essendo in condizioni di offrirgli incenso in dono, ne fece uno col manico di una spazzola che qualcuno gli aveva regalato.
Giboku quindi si trovava a Sogenji solo da poco tempo quando arrivò il suo turno per preparare il bagno. L’acqua del bagno era troppo calda così prese dei secchi d’acqua dal pozzo per rinfrescarla. Appena la temperatura devenne giusta posò l’ultimo secchio nel quale erano rimaste poche goccie d’acqua inutilizzate e prima di andare a prendere altra acqua le buttò per terra pensando che non servissero più. Allora Gisan lo vide e gli disse: “Che cosa fai ? “, “ Ho buttato via l’acqua rimasta “ disse candidamente Giboku. “ Se tu pratichi con una mente così fatta, non importa quanto pratichi non ti risveglierai. Se butti via l’acqua rimasta, come potrà essere utilizzata? Se invece la portassi fuori e la dessi alle piante allora daresti vita e l’acqua stessa riceverà vita. Se la dai ai cetrioli nell’orto essi riceveranno aiuto ed anche l’acqua sarà soddisfatta. “
Il compito di chi ha ricevuto l’ordinazione monastica è infatti quello di dare vita ad ogni cosa ma non può esser fatto con una così grande manacanza di attenzione. In questo modo Giboku fu rimproverato. Avendo diciannove anni pensava di avere già capito ma dopo il rimprovero realizzò quanto poco aveva effettivamente capito e che una cosa così semplice come una goccia d’acqua, un’unica goccia gli aveva fatto capire che doveva ricominciare ad impegnarsi nella pratica e così facendo divenne un grande maestro Zen.
Naturalmente oggi l’acqua è, generalmente,disponibile anche se vi sono tempi e luoghi dove scarseggia. Spesso, per mancanza di cura o di attenzione, usiamo l’acqua anche quando non ve ne è necessità. Le goccie di pioggia cadono, una dopo l’altra dal cielo, arrivano sulle foglie degli alberi, sui tronchi, sui muri di pietra e solo quando si raccolgono assieme nasce un piccolo ruscello. Questi ruscelletti possono incontrarsi con altri e formare un fiume. Quando le acque di molti fiumi si riuniscono anche un mare diventa possibile. L’origine del mare è la goccia di pioggia che cade dal cielo. Una goccia d’acqua. Ogni goccia ha dunque la sua funzione, una piccola quantità d’acqua ha la sua funzione così come una grande quantità. essere capaci di utilizzare il potenziale di ogni quantità, sia essa grande o piccola, questa è la nostra profonda saggezza. Essere capaci di fare il miglior uso possibile della quantità d’acqua che abbiamo è la saggezza umana.
Lo Zen è coltivare quella visione chiara e profonda che permette di conoscere ed agire in modo appropriato in ogni situazione che accade.
Non si tratta qui di una saggezza che ha a che fare con insignificanti e piccoli pezzi di informazioni quanto piuttosto di una saggezza che permette di vedere tutto il percorso fino all’essenza delle cose. Ci permette di fare uso di ogni cosa qualunque essa sia e dargli vita. La profondità stessa della mente è Zen. In questo modo Gisan Zenrai Zenji illuminava costantemente i suoi discepoli. Tekisui Giboku Zenji usò quella saggezza, gli diede ulteriore vita e prima della sua morte disse:

“La goccia d’acqua di Sogen,
per settantaquattro anni fu usata,
mai esaurita, attraverso Cielo e Terra“

Così dicendo morì. Per settantaquattro anni utilizzo’ lo splendido insegnamento che aveva ricevuto a Sogenji sull’importanza dell’acqua. Lo utilizzo’ a fondo e gli diede vita ma era impossibile esaurire questo insegnamento. Quando utilizziamo i soldi, si consumano. Se utilizziamo le cose per lungo tempo, si sciupano, ma quando un insegnamento viene utilizzato diventa sempre più brillante. Per tutta la sua vita Tekisui diede a questo insegnamento la possibilità di estendersi attraverso la terra ed il cielo. Utillizzando l’acqua come una metafora insegnava cosa è la Natura di Budda. Questa verità, questo risveglio del vero occhio era ciò che si stava insegnando.
Dalla discendenza di Gisan Zenrai Zenji venne anche l’abbate capo di Engakuji a Kamakura: Imakita Kosen. La discendenza dell’insegnamento venne continuata da Shaku Soen che, al Congresso Mondiale delle religioni
circa cento anni fa, diede il primo insegnamento buddista in America.
Uno dei discepoli di Shaku Soen fu Daisetzu Teitaro Suzuki considerato oggi uno dei massimi traduttori del buddismo in inglese.
Quella goccia, una goccia dell’insegnamento, quel dharma oggi riceve vita in tutto il mondo. Myoshinji (il monastero principale della tradizione Rinzai, n.d.t.)è stato fondato a Tokyo da Ekkei Shuken, allievo di Gisan Zenrai, il monastero di Tenryuji venne invece fondato da Tekisui Zenji e ad Osaka, a Sakae venne fondato Nanshuji. Tra gli altri allievi di Gisan Zenrai Zenji vi erano anche Daisetsu Joen e Ogino Dokuen del monastero di Shokokuji.
Quando osserviamo attentamente questo ci accorgiamo che questa corrente, che è una delle principali dello Zen, proviene in gran parte dal traboccante flusso di saggezza che proviene dalla goccia di Sogenji e che dal Giappone ha raggiunto tutto il mondo.
L’insegnamento del Sesto Patriarca, con l’acqua come metafora della Natura di Buddha, ricevette grande rispetto da Gisan Zenji che lo attualizzò insegnando. Da allora ad oggi quell’insegnamento ha ricevuto Grande Vita.

che cos'è "one drop zendo"?


L’Ass.One Drop ospita un gruppo di meditazione diretto da Ilaria Ekin Casarubea e Gianni Joraku Gebbia legato al monastero di Sogen-ji in Giappone, il cui abbate è il maestro zen Shodo Harada Roshi, facente parte della tradizione rinzai zen branca di Myoshin-ji che ne è il tempio principale e comprende circa tremila templi in tutto il giappone. Shodo Harada Roshi fin dal 1975 circa (data in cui è diventato Abbate di Sogenji ) ha creato un sangha (comunità buddhista) internazionale che ha diverse sedi in varie parti del mondo (india-nepal-stati uniti-messico-danimarca-polonia-germania-svizzera-ungheria-italia) dirette da suoi allievi per diffondere la saggezza di Buddha secondo cui attraverso la pratica della meditazione tutti gli esseri indistintamente possono essere liberati dalla sofferenza e fare esperienza diretta della profonda verità che tutti gli esseri sono uguali e permeati della stessa natura che anima tutte le cose del mondo e dell’universo e che questa conoscenza può essere vissuta come esperienza reale e non solo come conoscenza intellettuale.
Il nome “one drop” (una goccia) che Shodo Harada Roshi ha scelto per il Sangha si riferisce alla storia dell’illuminazione del Maestro zen Tekisui Giboku avvenuta a Sogen-ji nell’800 circa e di cui riportiamo il racconto di Shodo Harada Roshi: Una goccia d'acqua di Sogen.
La parola “zendo” invece fa riferimento al luogo dove si pratica la meditazione zen che nella tradizione zen rinzai è considerato della massima importanza perchè la sua buona struttura permette di raggiungere la giusta concentrazione mentale.

venerdì, febbraio 16, 2007



" Il pino sulla vetta del monte è in sintonia con il mio cuore "

Ryokan





Il giardino all'ingresso di Sogenji 2006